E’ notizia di qualche giorno: un Bando del Comune di Napoli per bike sharing e monopattino sharing. Il Comune di Napoli dopo i magri risultati di “E -pedala” (ottobre 2014 – http://www.anea.eu/pp_e-pedala.htm), a quasi legislatura conclusa, ci riprova. Ma le condizioni di incertezza urbana che fecero fallire quel primo tentativo per una mobilità sostenibile, non sono state rimosse. A riprova della complessità dell’utilizzo della bicicletta a Napoli, giace nel cortile di Palazzo San Giacomo, sede dell’amministrazione comunale, una fila di biciclette inutilizzate.

Il Bando 2020 (chiusura 30/12/2020), in verità molto oneroso per chi vi concorrerà, prevede 6mila bici in affitto con il sistema del free floating (gli utenti possono prelevare le bici in un luogo e lasciarle dove vogliono), e del station based, che prevede invece le rastrelliere e postazioni in piazza Trieste e Trento, piazza Bovio, Stazione Marittima, via Partenope, piazza Vittoria, via Caracciolo, ma anche al Centro Direzionale e Bagnoli. Bando dai tempi lunghi come da tradizione: tra l’assegnazione al vincitore, l’eventuale ricorso del perdente, se tutto andrà bene, vedremo qualcosa nella primavera del 2021 – inizio 2o22. Ovviamente ci auguriamo che tutto vada in porto nel minor tempo possibile ma nel frattempo la città potrebbe attrezzarsi per farsi trovare pronta per questa data. 

Le principali cause dello scarso utilizzo della bicicletta a Napoli, possiamo riassumerle così:

  • la conformazione stessa della città, con salite e discese, che renderebbe necessaria la bicicletta con la pedalata assistita che ha un costo che non tutti possono permettersi e tale da farla diventare un mezzo di trasporto di massa (il Governo nel Decreto Rilancio – articolo 205 – ha previsto un bonus bici da 500 euro ma il costo di queste bici parte da un minimo di euro 1.000,00 per un prodotto di media qualità);
  • il costo di un parcheggio sicuro (in queste ore il Comune di Napoli sta accordandosi con 30 garage privati ad un costo “popolare”);
  • la scarsità di rastrelliere e/o la presenza di rastrelliere vandalizzate;
  • la pavimentazione stradale sconnessa;
  • la percezione di una diffusa insicurezza per la presenza di microcriminalità cui la bicicletta potrebbe far gola;
  • l’alta incidentalità dell’utenza debole (pedoni, ciclisti, e motociclisti) che ha superato quella motorizzata a quattro ruote;
  • l’assenza totale di infrastrutture verdi a tutela delle piste ciclabili;
  • le piste ciclabili non omogenee con continue interruzioni;
  • la mancanza di case avanzate: ad ogni semaforo spazi per le biciclette in attesa del verde davanti alle auto in coda. Un intervento che mette in sicurezza gli utenti attivi della strada e rende più veloci gli spostamenti in bicicletta (a vantaggio di tutti).
  • la mancanza delle corsie ciclabili. La corsia ciclabile è parte longitudinale della carreggiata, posta a destra, delimitata mediante una striscia bianca discontinua, valicabile e ad uso promiscuo, idonea a permettere la circolazione sulle strade urbane dei velocipedi nello stesso senso di marcia degli altri veicoli e contraddistinta dal simbolo del velocipede.  La corsia ciclabile è parte della ordinaria corsia veicolare, con destinazione alla circolazione dei velocipedi;
  • l’assenza di una rete di luoghi bike friendly in cui è piacevole pedalare;
  • la sosta selvaggia delle automobili.

A queste cause strutturali si aggiungono alcune cause contingenti per le precauzioni in ragione del coronavirus:

  • la mancanza di ricettività dei mezzi di trasporto urbano, già in affanno per garantire la distanza di sicurezza a bordo tra l’utenza, e che non potranno assolvere all’esigenza del trasporto della persona + la bicicletta su bus, funicolari e metropolitane. Quindi verrebbe meno un punto essenziale che è quello dell’intermodabilità, necessario per sopperire al problema della città verticale.

Sul tema della sensazione di insicurezza interviene la FIAB – Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta: “Il tema della sicurezza stradale ha un’importanza vitale nello sviluppo della mobilità ciclistica. La sensazione di insicurezza è infatti la prima causa dichiarata a giustificazione del mancato uso della bicicletta. Il problema della sicurezza stradale certamente interessa tutti gli utenti della strada, ma presenta peculiarità, dato che dal 2009 l’Italia è il primo paese europeo in cui l’incidentalità alla cosiddetta Utenza debole (pedoni, ciclisti e motociclisti) ha superato quella motorizzata a quattro ruote, oltre ad avere il record nell’incidentalità urbana.  Sull’argomento esiste anche molta disinformazione.  Ad esempio a pochi è noto che la prima misura per migliorare la sicurezza stradale è aumentare il numero dei ciclisti” (FIAB è membro  della Consulta Nazionale della Sicurezza stradale e fondatore dell’Osservatorio Utenza Debole”).

Ce la farà Napoli in una manciata di mesi a colmare le cause per le quali la precedente esperienza non ispirò i napoletani all’uso della bicicletta? Ce lo auguriamo.

Nel frattempo ci sarebbero da mettere a posto parchi e giardini pubblici la cui fruizione è inclusiva per tutte le fasce di cittadini. Ma il tema sembra appassionare meno. Eppure sono i famosi beni collettivi su cui la Giunta de Magistris aveva così tanto “investito”… in parole.