La scheda è a cura di Antonella Pisano, storico dell’arte ed archivista, Guida turistica della Regione Campania
Il chiostro, detto di San Giovanniello, oggi cortile a giardino dell’Accademia di Belle Arti di Napoli, è preesistente all’edificio che lo circonda, poiché apparteneva alla chiesa di San Giovanni Battista delle Monache, che oggi sembra lontana perché la via Conte di Ruvo li separa.
La chiesa di San Giovanni delle Monache è parte di un complesso della seconda metà del XVII secolo, costruito da Francesco Antonio Picchiatti nel pieno della temperie barocca. Comprendeva ben 6 chiostri inclusi nella cittadella monastica di cui oggi non resta molto.
Carlo III di Borbone istituì a Napoli la Reale Accademia del Disegno nel 1752 con sede a San Carlo alle Mortelle, dove da circa un decennio erano attivi i Laboratori degli arazzi e delle Pietre Dure; per volere del suo successore, Ferdinando, venne trasferita nel Regio Palagio degli Studi, oggi Museo Archeologico Nazionale di Napoli, portando a compimento il progetto che volle, nel cinquecentesco edificio, la creazione di un polo culturale unico, completato da una Biblioteca e dall’osservatorio astronomico, poi realizzati altrove. La Collezione Farnese e quelle archeologiche, provenienti dagli scavi vesuviani, dovevano costituire la costante motivazionale per gli studenti che potevano ammirare le opere dal vivo e ricopiarle o rielaborarle. Un luogo d’ispirazione eccezionale.
In seguito all’Unità d’Italia, si decise di realizzare l’attuale Accademia di Belle Arti, che inglobava gli spazi della chiesa di San Giovanni delle Monache, da cui si separava di netto attraverso via Conte di Ruvo, che consentì anche la costruzione del Teatro Bellini. La trasformazione fu operata dall’architetto milanese Errico Alvino, protagonista di molti interventi in città.
L’area si apprestava a diventare, insieme al vicino Conservatorio di San Pietro a Majella, un grande polo delle arti. Tra il Museo e l’Accademia, la nuova Galleria Principe rappresentava un’occasione per spazi espositivi rivolti al pubblico che potessero fungere da trampolino di lancio per i giovani.
Il chiostro di San Giovanniello, incorporato così nel nuovo edificio ottocentesco, venne ridotto nelle sue dimensioni. Conserva oggi il suo impianto originario, ma possiamo definirlo un cortile, poiché il portico aperto ed in dialogo con il verde delle aiuole, una volta destinato al passeggio delle monache, è diventato una galleria coperta al servizio degli studenti con le loro aule.
Le finestre in grigio piperno dell’edificio si scontrano con l’esterno visibile dalla strada, dal gusto monumentale esaltato dalla scelta del colore giallo che l’architettura napoletana ci ha tramandato da secoli.