Un lavoro immenso, in svolgimento al Real Bosco di Capodimonte, attuato tra le cure profuse ai patriarchi verdi, gli anziani del posto, e le giovani vite che vengono messe a dimora per rigenerare la vegetazione ed aiutate a crescere con l’accompagnamento di solidi pali di sostegno.
Una passeggiata, addentrandoci nei grandi viali che partono dall’Emiciclo della Porta di mezzo, ci racconta di tutto questo impegno costante nel valutare, soppesare, scegliere su come procedere in termini di potature, sostituzioni, varietà botaniche, ecc. La linea è tracciata ed è il rispetto della grande storia del posto. Una storia reale, mica di poco conto.

I grandi alberi che sono caduti, colpiti dai recenti fortunali, avevano impianti radicali immensi. Ora che sono stati rimossi, hanno lasciato nel terreno cavità profonde ed ampie che la vegetazione già si è affrettata ad occupare con la forza di una rigenerazione del verde che qui è anche spontanea. Ora questi crateri sono più simili ad enormi nidi di uccelli. La forza della Natura è nota e ci insegna che la vita è più forte.
Il verde è a perdita d’occhi0 ed occupa tutto l’orizzonte della passeggiata ed anche, alzando lo sguardo, l’azzurro del cielo è compreso in uno squarcio di verde, quello delle altissime chiome degli alberi. Verde orizzontale e verde verticale. E ci sono tanti verdi: chiari e scurissimi, opachi, matti e lucidissimi.
Cerchiamo l’ombra e costeggiamo il bosco. Versi dei più svariati uccelli si fanno sempre più insistenti. Siamo catapultati in una radura che si apre con una grande vasca bordata di pietra lavica dal grigio scuro intenso. L’acqua al suo interno è verde, verdissima, e brilla al sole di mezzogiorno. Tantissime tartarughe nuotano, dormono, galleggiano, si affannano a salire su zattere di legno messe qui per loro. Le corazze  sono lucidissime ed anch’esse luccicano per via del sole. Sappiamo che non sono le uniche ospiti del parco. Ci sono le volpi e chissà dove sono mentre il bosco è visitato da tantissime famiglie con bambini di tutte le età, e persone di tante nazionalità, e sportivi di ogni genere, dalla corsa al cricket. E poi ci sono i ragazzini del calcio nei loro campetti alla sinistra della Statua del Gigante. Dono di cittadini generosi che hanno a cuore il futuro del bosco che è per le nuove generazioni.
Tornando indietro da un nuovo viale c’è la sensazione un poco di perdersi in un labirinto verde. E ci fa bene questo senso di straniamento dalla città che il bosco ci procura, donandoci lentezze e silenzi. Qui siamo accolti come in un abbraccio verde.
Le statue dell’emiciclo sono avvolte in manti di plastica che lasciano intravedere gli spigoli delle ginocchia. Si sta procedendo al rammendo delle ferite subite: sono ultracentenarie, come il Gigante. Con tutte le cure di cui ha bisogno è il più grande reparto geriatrico a cielo aperto della città, questo bosco reale, ma ha al suo interno anche la neonatologia. Il ciclo della vita è spiegato qui.
Lasciamo il bosco: è il viale della Porta di mezzo che ci accompagna tra ortensie dalle sfere di un verde chiarissimo, a volte bianche. Le camelie alle loro spalle riposano e si preparano a fiorire con le temperature basse dell’inverno. Ma sono belle, forti, grandi ed in ottima salute.
I prati verdi intorno alla Reggia sono velluti in seta dal verde chiaro acceso. E come sono belli i gruppi di palme! Come il rilievo di un ricamo su una tessitura di San Leucio. Andiamo verso la città ed il mare. Svoltato l’angolo del palazzo possiamo già ascoltare l’acqua che zampilla felice nella Fontana del Belvedere.

All’orizzonte si staglia Capri, in un anello di nubi di calore. Il mare è solcato dai gitanti della domenica. Una confusione che non ci riguarda. Siamo in salvo nel verde gentile di Capodimonte.