Rubrica Di Verde in Verde: Camminare in giardino con empatia, curiosità e    lentezza.

di Addolorata Ines Peduto, Presidente GreenCare Care Caserta

Il Rosalaccio o Papavero comune dai campi di grano a “La  guerra di Piero” di Fabrizio De André.

La gioia che mi pervade quando vedo un campo infestato dai papaveri è indescrivibile. Sarà il colore rosso vivo delle corolle che smorza la tristezza e l’estate che si avvicina nel mese di maggio quando queste erbacee compaiono nei campi, ai bordi delle strade, lungo i binari delle ferrovie e vicino ai ruderi. I fiori solitari, portati all’apice di un lungo peduncolo, coperto di peli, ondeggiano flettendosi al minimo soffio di vento. Durano poco i fiori, al massimo due giorni, e sono inodori. Lo stelo può raggiungere gli ottanta centimetri di altezza. La corolla ha quattro petali macchiati alla base di nero. Gli stami sono nerastri ed i frutti sono capsule ovali che racchiudono al loro interno piccoli semi. Da ogni pianta annualmente possono liberarsi fino a ventimila semini che raggiunto il suolo possono germinare anche dopo moltissimi anni. Il rosalaccio o papavero comune è originario del Bacino del Mediterraneo orientale e sembra che sia stato portato nell’Europa Nord-Occidentale grazie alla coltivazione del mais. Il nome scientifico è Papaver rhoeas e il nome del genere deriva dal latino papaver, papavero, mentre il nome della specie deriva dal greco rheo, scorrer via, che indica i petali delicati che cadono, oppure dal greco roia, melograno, per indicare il colore rosso del frutto simile al colore dei petali del fiore. Fin dall’antichità il papavero è stato simbolo da un lato di fertilità e dall’altro di morte. Demetra presso i Greci era la dea delle messi e del raccolto ed il papavero comune era associato alla dea come simbolo di fertilità e rinascita per l’abbondanza dei suoi semi e la sua presenza costante nei campi coltivati a grano. Esistono diverse varietà di papaveri e tra queste  il Papaver somniferum, dal quale si ricava l’oppio, una sostanza stupefacente, e per questo chiamato comunemente papavero da oppio. Questo si presenta con una corolla più grande di quella del papavero comune ed i petali sono ondulati e di colore violetto, rosa o bianco. Il P.somniferum per le sue caratteristiche è stato associato nella mitologia greca alla dea Notte, Nyx, ed ai suoi figli gemelli, Hypnos e Tanathos, Ipno e Tanato, il sonno e la morte. In Inghilterra il papavero è il fiore scelto per ricordare le vittime della prima e della seconda guerra mondiale nella ricorrenza del Remembrance day. Se penso ai papaveri e alla simbologia che li lega alla storia degli uomini non posso non ricordare la bellissima canzone uscita nel 1966 del cantautore italiano Fabrizio De André “La guerra di Piero” con l’arrangiamento musicale di Vittorio Centanaro da cui ho estrapolato queste righe:

“… Dormi sepolto in un campo di grano – Non è la rosa, non è il tulipano – Che ti fan veglia dall’ombra dei fossi – Ma son mille papaveri rossi …”. Il testo di questa canzone è stata scritta da De André dopo aver letto il diario di guerra dello zio materno scritto venti anni prima che è stato la sua fonte di ispirazione. Il soldato Piero protagonista della canzone non vuole uccidere il nemico ed è stanco di vedere i cadaveri dei suoi compagni trascinati dall’acqua di un torrente. Lui sogna la pace mentre viene colpito a morte da un soldato nemico. Il testo di De André denuncia le atrocità della guerra e la sua disumanità ed oggi l’attualità di quelle parole non possono che farci riflettere ed invogliarci a cercare la pace sempre e con ogni mezzo diplomatico perchè non dobbiamo abituarci e rassegnarci alla guerra, alla sua crudeltà e alla sua violenza.

Potete scrivere alla redazione di Sabato Non Solo Sport (vincenzo.dinuzzo@libero.it) per ricevere utili consigli su come coltivare le vostre piante. Cercherò di rispondere a tutte le vostre email.