Pubblichiamo l’intervento, apparso sul Corriere del Mezzogiorno del 3 marzo 2022, di Vito Cappiello  (*) perché è molto in linea con le prospettive che l’Associazione Premio GreenCare immagina per la città. Lo ringraziamo per la gentile concessione alla pubblicazione della sua riflessione.

Per un progetto temporaneo di autostrada pedonale verde e lenta per Napoli

L’intervista di Marco Demarco a Michelangelo Russo sul Corriere del Mezzogiorno del 18 febbraio 22, porta alla luce temi molto attuali e nuove modalità di affrontare la visione e la progettualità urbanistica per una città complessa come Napoli (ma il ragionamento vale anche in modo ampio per qualsiasi altra realtà urbana). Il tema centrale ruota intorno al concetto di “temporaneità” e “città temporanea”, e viene affrontato in maniera molto chiara: anziché pensare a programmazioni urbanistiche che propongano un disegno “perfetto” della città, ma che (per la complessità procedurale tradizionalmente insita in esse) rimanda a decenni a venire la loro (ipotetica) realizzabilità e rischia di trasformare in “miraggi” gli obbiettivi posti, meglio lavorare per realizzazioni “parziali”, ma fattibili subito, da idee e pratiche condivise dal basso attraverso processi partecipativi.

Un protagonista di queste strategie è lo spazio verde o quello lasciato libero da manufatti. Una modalità è nella trasformazione di questi spazi in spazi adeguati a nuovi usi sociali per gli abitanti, e nella ricerca di nuove relazioni tra questi spazi.

Trovo assolutamente condivisibile questa impostazione, e vorrei riportare alcune ipotesi sviluppate in varie occasioni, proprio su queste tematiche. In particolare ritengo che il tema delle relazioni e delle “continuità”, accoppiato a quello degli aspetti “ecologici” costituiscano un tema assolutamente imprescindibile nelle nuove strategie da attuare in una visione urbanistica aggiornata.

Il tema del verde come salvezza e salute della città è di grande attualità, anzi, addirittura di ineludibile attualità, dato l’avanzare di problematiche urbane e degli strati deboli della società (bambini, giovani, anziani), ma anche delle recenti problematiche evidenziate dalla pandemia del Covid-19.

Dal punto di vista metodologico è oggi necessario ripensare al progetto urbano ed urbanistico non tanto come alla realizzazione di ulteriori manufatti edilizi, ma come a una strategia di recupero e riqualificazione dello spazio residuale, interstiziale, dello spazio urbano denso. Un progetto, cioè, dello spazio vuoto, da inventare non come registrazione di un “nulla” tra gli edifici, ma come una sorta di nuova ossatura portante fra stratificazioni a volte millenarie, come a Napoli.

Ma quali caratteristiche dovrà allora contenere questo spazio residuale fra i manufatti esistenti, compresi alcuni di questi manufatti già esistenti, che hanno perso il loro ruolo e ora sono soltanto “grandi contenitori disponibili”?

  • Una prima necessità è quella di dotare la città di maggiori quantità di aree non impermeabilizzate e di aree di attutimento delle isole di calore, di contrasto allo smog urbano e al CO2, attraverso specie arboree specializzate.
  • Una seconda è quella di aumentare gli spazi per la socialità e per lo sport e tempo libero;
  • una terza è quella di fornire un nuovo sistema di accessibilità e continuità attraverso il  verde, basandosi sulla mobilità pubblica (in particolare su ferro), così che le stazioni della linea 1 e 2 possano essere ripensate come “punti di scambio” con una mobilità “dolce” (su bici, a piedi o su mezzi elettrici), il tutto finalizzato ad una maggiore attività fisica degli abitanti, contrastando, così, la sedentarietà, causa di molte patologie urbane;
  • una quarta è quella di utilizzare questo nuovo sistema di continuità come attivatore del recupero di grandi contenitori dismessi o sottoutilizzati, per i quali reinventare nuove funzioinalità, non canonizzate, come attivatori sociali, civili, di creatività urbana, giovanile, per gli anziani, per lo scambio interetnico, ecc.
  • Il verde, quinto tema, può rappresentare il connettore fra le grandi attrezzature ospedaliere attive. E’ ipotizzabile, così, una diversa continuità che, partendo dai luoghi di innervamento con i tessuti stratificati, determini una diversa mobilità fra gli stessi, modificando anche spazi esterni e  verde ospedaliero esistente, in giardini terapeutici.

In una simulazione fatta all’interno di una ricerca PRIN (Rrogrammi di Ricerca di Particolare Interesse Nazionale) questa nuova concezione di “paesaggio urbano” ha trovato configurazione in un progetto di autostrada pedonale, verde e lenta per Napoli  (V. Cappiello, un progetto di autostrada pedonale verde e lenta, in AA. VV. La città come cura e la cura della città, Quodlibet, 2020).

Al di là del voluto e provocatorio ossimoro, il progetto, basato sulla particolare struttura geomorfologica della città, si rivela una straordinaria opportunità, e consiste, sinteticamente, nelle seguenti mosse:

Si parte dalla proposta (vedi immagine di copertina) di ricucire l’area del rione Sanità, attraverso percorsi ciclopedonali nel verde, dirigendosi progressivamente verso la Zona Ospedaliera a nord-ovest. Punto di partenza: il Polo Museale del MANN riconnesso pedonalmente con la Galleria Principe di Napoli e con l’Accademia. Di qui, attraverso i giardini di piazza Cavour, il percorso si dirige verso l’Orto Botanico, l’Albergo dei Poveri (a cui il PNRR destina, sembra, !00 milioni di Euro), piazza Carlo III. Recuperata l’area del Moiariello, di grande bellezza paesaggistica, passando per la zona della Cava dei Tronari e dell’Osservatorio Astronomico (visto anche come nuovo spazio verde per la città), il percorso si riconnette alle propaggini del Vallone San Rocco, che circondano il Parco di Capodimonte, lambendo i suoi numerosi accessi, per poi dirigersi, attraverso il vero e proprio Vallone San Rocco a nord di Napoli, verso la zona degli Ospedali. Lungo questo percorso, il tracciato descritto si interseca con un percorso ciclopedonale ipotizzato da sud a nord che, costeggiando la Linea 1 della metropolitana, arriva fino alle aree di Piscinola, Marianella, Miano, Secondigliano, inglobando così anche il grande Parco di Secondigliano.

In questo lungo sistema di continuità “ritrovata” il percorso intercetta numerose aree verdi semiabbandonate, da recuperare; numerosi monumenti da inserire più chiaramente in una nuova condizione urbana; attraversa o lambisce anche numerosi parchi urbani intorno ai Colli Aminei, creati nel post terremoto degli anni ’80; recupera un vallone dagli straordinari valori paesaggistici (il Vallone San Rocco, vero “relitto ecologico” con oltre 40 cave di straordinario fascino).

In molti luoghi si tratterebbe di riattivare gestione e manutenzione, da tempo assenti (come nei Parchi verdi dei Colli Aminei). In altri di procedere a nuove progettazioni, anche dal basso, attivando orti e giardini sociali (ad es. al Moiariello); in altri di provvedere ad un recupero e nuovo utilizzo innovativo di grandi contenitori (come l’Albergo dei Poveri), in altri ancora di attivare percorsi facilitati. Infine, nel Vallone San Rocco, che presenta ancora straordinari valori ecologici, naturalistici, geologici, di attivare un vero progetto di salvaguardia e, contemporaneamente, di valorizzazione delle oltre 40 enormi cavità tufacee, rendendole disponibili a percorsi di visita e, periodicamente, a “festival” di suoni, luci, colori e poesia.

Insomma un’altra città “temporanea”, che dal centro storico permetterebbe, attraverso questa “autostrada pedonale lenta e verde”, di recuperare anche valori misconosciuti delle periferie interne ed esterne di Napoli.

 

 

(*) Vito Cappiello è Professore Ordinario (in quiescenza) di Architettura del Paesaggio presso il Dipartimento di Architettura DIARC della Federico II di Napoli