Prosegue la rubrica Di Verde in Verde: Camminare in giardino con empatia, curiosità e lentezza
a cura di Addolorata Ines Peduto, presidente GreenCare Caserta
Dalla “Domenica delle Palme” inizia, secondo il calendario liturgico cattolico, la Settimana Santa che termina con la Domenica di Pasqua. Perché è chiamata Domenica delle Palme? Nel Vangelo secondo Giovanni è descritto l’ingresso di Gesù a Gerusalemme accolto da una gran folla che agita rami di palma per acclamarlo. Noi domenica scorsa per ricordare e celebrare quel momento descritto nel Vangelo ci siamo scambiati ramoscelli di ulivo perchè è più facile in Italia trovare gli alberi di ulivo che le palme presenti invece nelle zone del mondo a clima tropicale e sub-tropicale. Nell’Europa del nord per la mancanza di ulivi e di palme si usano scambiare mazzolini di fiori e foglie intrecciate oppure rametti di bosso (Buxus sempervirens) e salice (genere Salix). In alcune regioni italiane c’è comunque l’usanza di scambiarsi in segno di pace foglie di palma intrecciate a forma di croce. Vediamo nel dettaglio due delle specie botaniche legate alla Settimana Santa che dimorano nel nostro territorio: la palma (Chamaerops humilis) e l’olivo (Olea europea).
La palma, che cresce spontanea in Europa lungo le coste che si affacciano sul Mar Mediterraneo, è la palma nana o di San Pietro (Chamaerops humilis). Le palme appartengono alla antichissima famiglia delle Arecaceae, piante legnose con portamento arboreo, delle quali sono stati rinvenuti resti fossili di 70-80 milioni di anni, che ci dicono che erano già presenti nel periodo del Cretaceo. Le specie appartenenti a questa famiglia sono circa 2600. Il fusto nelle palme è chiamato stipite e può essere diritto o contorto come nel caso della nostra palma nana. Le foglie di un bel verde intenso sono disposte apicalmente a formare una corona. Esse sono coriacee e persistenti munite di aculei pungenti ed eretti. Il frutto chiamato dattero è una drupa, un frutto carnoso che contiene al suo interno una parte legnosa, come l’albicocca, la pesca, la prugna, l’olivo ed altre ancora. La palma nana predilige gli ambienti della fascia costiera più calda del Bacino occidentale del Mediderraneo, dalla Spagna alla Liguria fino ad arrivare all’Algeria, in cui vegetano anche l’olivastro, il carrubo, il lentisco e la quercia spinosa. Un tempo le foglie di palma venivano utilizzate per fabbricare scope, cesti, cappelli, stuoie, funi e tanti altri oggetti utili. La C. humilis riesce dopo un incendio a generare presto nuovi ricacci vegetativi ed inoltre per le sue caratteristiche morfologiche è importante per combattere la desertificazione e l’erosione che caratterizza alcune aree costiere del Mar Mediterraneo. Nell’Orto Botanico di Padova vegeta una Chamaerops humilis piantata nel 1585 chiamata la “Palma di Goethe” perchè lo scrittore tedesco la vide durante il suo viaggio in Italia nel 1786 e rimase così colpito nell’osservare la peculiarità delle sue foglie che scrisse il saggio “Metamorfosi delle piante” nel 1790.
L’olivo è un albero sempreverde con un apparato radicale esteso che superati i tre anni sviluppa radici avventizie e diventa superficiale consentendo alla pianta di svilupparsi anche su terreni rocciosi.
Il tronco con il tempo diventa sinuoso e nodoso diventando quasi come una scultura e la corteccia di colore grigio verde acquisisce con il passare degli anni una particolare conformazione con profondi solchi e screpolature. La chioma è di colore grigio argentea. I frutti sono drupe ovoidali chiamate comunemente olive. Si pensa che l’olivo coltivato sia il risultato di una selezione e propagazione vegetativa dall’olivo selvatico, chiamato anche olivastro, che spesso viene utilizzato come portainnesto per le tantissime varietà coltivate sia per la produzione dell’olio che per le olive da tavola.
Potete scrivere alla redazione di Sabato Non Solo Sport (vincenzo.dinuzzo@libero.it) per ricevere utili consigli su come coltivare le vostre piante. Cercherò di rispondere a tutte le vostre email.
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