Rubrica Di Verde in Verde: Camminare in giardino con empatia, curiosità e lentezza.

di Addolorata Ines Peduto, Presidente GreenCare Caserta

Il Fico colonnare e il Jacaranda nel Giardino Romantico del Palazzo Reale di Napoli

Quando giovedì 10 giugno sono andata a Napoli nel giardino romantico di Palazzo Reale per “Conversazione nel verde”, il primo ciclo di incontri sui prati dell’Associazione Premio Greencare, con il poeta e paesologo Franco Arminio, mi sono ritrovata davanti alla sacra monumentalità del Ficus magnolioides, il Gigante Buono del giardino, ed è subito affiorato dentro di me il ricordo del mio primo giorno di lavoro a Palazzo Reale. Arrivata di prima mattina davanti all’allora ingresso della Biblioteca Nazionale di Napoli “Vittorio Emanuele III”, non potei fare a meno di restare per qualche minuto in contemplazione di questo grande albero, dimenticando l’apprensione dovuta al mio inizio di vita lavorativa. Provai una certa soggezione nel trovarmi davanti un albero dal tronco così imponente e dalla chioma enorme, i cui rami sembravano toccare il Palazzo Reale, con lunghe radici serpeggianti e affioranti dal suolo. Mi avvicinai per toccarlo quasi fosse una divinità propiziatoria prima di raggiungere l’ingresso del portone in ferro e vetro che avrei varcato per quattrordici anni prima di trasferirmi a Caserta.

La settimana scorsa questo esemplare è stato il nostro riparo dalla pioggia per tutta la conversazione con il poeta Arminio grazie alla sua chioma immensa ricca di foglie grandi e coriacee che ricordano nell’aspetto quelle della Magnolia grandiflora: lamina superiore lucida e verde scuro e lamina inferiore bruno-ramato. Dagli inizi dell’anno 2000 il nome scientifico del Ficus magnolioides è Ficus macrophylla per le sue lunghe e grandi foglie e F. magnolioides è diventato il suo sinonimo. I primi esemplari di questo Ficus furono introdotti  in Italia nella prima metà dell’ottocento da Vincenzo Tineo, direttore dell’Orto Botanico di Palermo. Gli esemplari furono messi a dimora  sia nel parco della Villa d’Orléans, oggi parco pubblico e sede della presidenza della Regione Siciliana, che nell’Orto Botanico ed in seguito in altre ville e parchi siciliani. A quel tempo il Ficus era chiamato Ficus nervosa e solo all’inizio del novecento fu un altro dei direttori dell’Orto Botanico di Palermo, Antonio Borzì, ad accorgersi che i caratteri degli esemplari, diventati con il passare del tempo grandi alberi, identificavano una nuova specie che allora fu chiamata in suo onore Ficus magnolioides Borzì.

A conferire a quest’albero un aspetto tropicale ed insolito sono le radici aeree di supporto che pendono dai rami fino a toccare terra come delle vere e proprie colonne che diventano dei tronchi supplementari per contribuire a sostenere il peso della chioma. Alcune di esse, le più sottili, assumono l’aspetto di vere e proprie liane. Non a caso il nome comune è Fico colonnare. Questo fico appartiene alla famiglia delle Moraceae, come il fico comune (Ficus carica) ed il gelso bianco o nero (Morus alba e Morus nigra), ed è originario dell’India meridionale e degli stati australiani del Queesland e Nuovo Galles del Sud. Il frutto è una infruttescenza carnosa simile a quello del fico comune. Non essendo presente l’insetto impollinatore specifico di questa specie esotica i frutti non sono impollinati, non maturano  e non  producono semi. Una curiosità: l’esemplare di F. macrophylla piantato a Palermo nel 1863 nella Villa Garibaldi ha una chioma fogliare di 10.000 metri cubi ed è per questo ritenuto dagli studiosi l’albero più grande d’Europa.

Nel Giardino romantico del Palazzo Reale di Napoli c’è un’altra specie esotica che regala in questo periodo la sua fioritura azzurro-violetto, la Jacaranda mimosifolia. I fiori tubolosi, simili a delle campanelle allungate, sono riuniti in grandi pannocchie all’estremità dei rami e la sua fioritura colorata inizia a maggio per finire ad agosto a seconda del clima. Questa pianta è originaria del Centro America e Sud America e cresce bene in un clima mite o temperato caldo e quindi adatta al nostro clima. Le foglie possono essere persistenti o caduche in alcuni areali più freddi e somigliano a quelle dell’Acacia dealbata o Mimosa essendo bipennate; ciascuna foglia è composta a sua volta da numerose foglioline di colore verde chiaro, sottili e lanceolate, soffici e piumose. La corteccia è di colore grigio-brunastro ed il fusto diritto si ramifica nella parte medio alta come si può vedere in foto. Il frutto è una capsula a forma di medaglione lunga dai sei agli otto centimetri. Jacaranda nella lingua parlata dal popolo Guaranì del Paraguay significa fragrante e la pianta è simbolo di rinascita e buona fortuna. La fioritura del Jacaranda è propiziatoria proprio oggi che proviamo a ripartire con la campagna delle vaccinazioni.