Pubblichiamo l’intervento di Benedetta de Falco, presidente del Premio GreenCare, apparso sul mattino del 30 giugno 2021.

 

Il verde pubblico a Napoli è una emergenza sociale, non solo ambientale. Il degrado di parchi e giardini riguarda tutte le fasce di cittadini, peggiorando le condizioni dei più fragili. In una ricognizione del verde nelle dieci Municipalità, dagli appelli ad intervenire, ricevuti da semplici cittadini o comitati civici, dalle pagine di cronaca di questo giornale, abbiamo dovuto purtroppo riscontrare che il problema della cura e manutenzione del verde a Napoli è molto più ampio dei luoghi più spettacolari e con maggiore eco mediatica, quali il Parco Virgiliano a Posillipo e la Villa Comunale a Chiaia.

Innanzitutto, noi del Premio GreenCare riteniamo che le responsabilità di questo disastro ambientale, e sociale ad esso connesso, siano di tutta la Giunta de Magistris. Sono responsabilità di un decennio di gestione del verde errata alla quale è mancata soprattutto una visione, oltre che fondi e risorse umane adeguati. Una emergenza che si poteva colmare attivando per tempo convenzioni con i Dipartimenti di Agraria dell’Università Federico II (Napoli ha ben due Orti Botanici con adeguate competenze) e con gli ordini professionali, soprattutto quello degli Agronomi. Inoltre, il volontariato urbano, del quale la città è vivacissima, si sarebbe potuto incanalare ed integrare in un progetto anche di crescita, con corsi per far aumentare le consapevolezze e le competenze, per poi unire queste energie spontanee e volontaristiche alle forze dei professionisti. Nulla di tutto ciò è stato fatto, salvo attivare in modo errato lo strumento dell’adozione del verde, al quale è mancato la cura del controllo ed ora, in spregio alle regole della concorrenza, ci sono esercizi commerciali e associazioni che espongono grandi targhe a fronte di pochi spiccioli investiti nel bene comune green in luoghi desertificati. Uno strumento che, nelle mani di questa Amministrazione, è divenuto occasione per sviluppare consenso elettorale.

Ma oggi alcuni Assessori si vorrebbero tirare indietro rispetto alle proprie responsabilità lasciando l’assessore al ramo Felaco con il cerino in mano, proprio alla vigilia del giorno in cui il Sindaco dovrà rendere noto alla città il Bilancio Arboreo, obbligatorio a due mesi dalla fine naturale del mandato (Due mesi prima della scadenza naturale del mandato, il Sindaco rende noto il bilancio arboreo del comune, indicando il rapporto fra il numero degli alberi piantati in aree urbane di proprietà pubblica rispettivamente al principio e al termine del mandato stesso, dando conto dello stato di consistenza e manutenzione delle aree verdi urbane di propria competenza.Legge n. 10/2013, Art. 3 bis. Comma 2, come integrazione alla n. 113/1992). Cosa leggeremo in questo Bilancio? Nella sola Villa Comunale la mattanza di alberi ha dato luogo a 130 ceppaie, tra queste la meravigliosa Palma del Cile, censita nel Registro degli Alberi Monumentali d’Italia.

Ma le responsabilità sono di tutta la Giunta, tenuto conto che il verde ha a che fare con lo sport, l’istruzione, l’ambiente, le politiche giovanili e per l’infanzia, le politiche sociali, il patrimonio, il paesaggio e perfino la toponomastica. Infatti, sono degradati i giardini dedicati a personaggi quali Troisi ed i Fratelli De Filippo e statue e busti, in ricordo dei grandi della civiltà napoletana, giacciono vandalizzati in aiuole infestate da forasacchi e desertificate. Mentre si continua, senza pudore, con nuove intitolazioni nel degrado generale, senza prima pensare a curare l’esistente, come farebbe un buon padre di famiglia.

Abbiamo imparato, con l’esperienza del nostro volontariato, che tante aree per lo sport sono negate alla gioventù napoletana per il degrado circostante del giardino in cui si trovano, così come tantissime scuole hanno aree verdi di pertinenza interdette per l’incuria, ma anche tantissime fontane non curate hanno generato nei giardini acqua putrida e malsana nel ristagno delle competenze. Ed è segnalata come emergenza sanitaria l’esalazione degli odori degli escrementi dei cani, soprattutto per i bambini e per la popolazione fragile. Infatti, il Comune di Napoli non si è adoperato per integrare la presenza dei cani in città, con aree a loro dedicate e curate, tenuto conto della loro massiva quantità in tutti i quartieri.

Ha ragione del Tufo quando scrive su questo giornale che “per il futuro Napoli non potrà prescindere da un Master plan del verde, che faccia perno sull’approvazione di un Regolamento e che abbia come pietra angolare il censimento aggiornato del patrimonio green comunale”. E’, infatti, urgente la definizione di un registro di norme e linee guida alle quali dovranno ispirarsi anche le associazioni che vorranno partecipare attivamente al futuro green della città. Ma l’associazionismo civico, seppur virtuoso, non potrà in alcun modo sostituirsi alle responsabilità dei nostri amministratori e funzionari e neppure è onesto fare “passerelle” laddove a spezzarsi la schiena sono solo i cittadini, abbandonati a se stessi nella cura della città. Inoltre, laddove il mecenatismo voglia partecipare in maniera significativa al cambio di passo, questo va inserito in un quadro di collaborazione istituzionale fortificato dalla massima attenzione delle relazioni, dalla qualità dei percorsi, dalla certezza dei tempi, dal lavoro puntuale dei funzionari pubblici ben supervisionato dalla non ricattabilità politica di chi amministra la città.

Benedetta de Falco

Fondatore e Presidente dell’Associazione Premio GreenCare