Il dibattito cittadino è sempre più spesso attraversato dal tema del futuro dei pini, così presenti nel paesaggio urbano di tante città italiane.

Abbiamo chiesto un contributo ad Alessandra VinciguerraDirettrice dei Giardini La Mortella, Ischia, Presidente della Fondazione William Walton e La Mortella, e Componente del Comitato scientifico dell’Associazione Premio GreenCare Aps, per un aggiornamento. 

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Notizie incoraggianti giungono dal fronte della battaglia per la difesa e la tutela dei nostri bellissimi Pini ad ombrello, i Pinus pinea  simbolo del paesaggio italiano, che oramai da un quinquennio subiscono l’attacco, spesso letale, di un parassita importato dall’America: la Toumeyella parvicormis o cocciniglia tartaruga. Sono purtroppo noti gli effetti devastanti di questo coccide sul nostro patrimonio arboreo, sia per l’azione succhiatrice dell’insetto, che si nutre della linfa dei pini, sia perché la melata prodotta dalle cocciniglie imbratta gli alberi, favorendo lo sviluppo di fumaggini che li fanno diventare “neri” ed impediscono la fotosintesi, provocandone un veloce deperimento. In seguito ad un’infestazione di Toumeyella, pochi anni bastano a far morire alberi anche molto grandi, come abbiamo visto succedere in questi anni in città. Fino ad oggi erano pochi i possibili interventi a contrasto della cocciniglia, visto che i trattamenti in chioma (lavaggi, aspersioni di prodotti) avevano effetti circoscritti, oltre ad implicare un impegno organizzativo notevole e non sempre possibile, anche per ragioni di salute pubblica.

Tuttavia le sperimentazioni sono andate avanti da più parti: molte ricerche sono state svolte in diversi ambiti, in collaborazione con dipartimenti universitari, inclusa l’Università degli Studi di Napoli Federico II. Si è lavorato soprattutto su un metodo già esistente, l’endoterapia, le cosiddette iniezioni al tronco. Con l’endoterapia si iniettano nei tronchi degli alberi soluzioni di insetticidi addizionati con coadiuvanti che li rendono fluidi. La linfa stessa degli alberi trasporta questi insetticidi in alto, sulla chioma, dove gli insetti vanno a nutrirsi. L’endoterapia è praticata da anni, per molti tipi di parassiti degli alberi, ma con i pini occorre utilizzare delle tecniche particolari perché sia davvero efficace. Oggi con le metodologie che sono state affinate sappiamo che ilmetodo funziona, la Toumeyella può essere bloccata: sono stati fatti diversi interventi pilota, in parchi e giardini privati, come ad esempio i Giardini Vaticani a Roma, che hanno confermato l’efficacia del metodo. Anche ai Giardini La Mortella di Ischia è stata praticata l’endoterapia su tutti i pini con uno dei principi attivi normalmente usati contro la processionaria, liberando i nostri alberi da questi parassiti per la prima volta, dopo 5 anni di lotta praticata con ogni mezzo.

Purtroppo esisteva ancora un ostacolo di natura squisitamente burocratica: per la legge italiana, infatti (che recepisce la legislazione europea) occorre una autorizzazione specifica per utilizzare gli agrofarmaci, e fino ad ora nessun prodotto idoneo alle endoterapie era stato autorizzato contro la Toumeyella. Fortunatamente, è previsto che in situazioni di emergenza fitosanitaria si possanoautorizzare deroghe, per usi mirati di prodotti fitosanitari. La buona notizia è che, in seguito ad una istanza presentata dall’Ordine dei Dottori Agronomi e Forestali della Provincia di Roma, il Ministero della Salute ha preso in carico il problema. Il Servizio Fitosanitario Nazionale raccogliei singoli pareri dai Servizi Fitosanitari Regionali e nel giro di 50 giorni dovrebbe arrivare l’autorizzazione all’uso di una serie di fitofarmaci contro la Toumeyella. Questo dovrebbe sbloccare molte iniziative, sia private sia, soprattutto, a livello di enti pubblici.

A questo punto sarebbe necessario un piano di azione per gli alberi in città, che individui gli esemplari di pregio su cui effettuare subito le endoterapie, e poi stabilisca una serie di interventi scaglionati nelle aree di grande valore paesaggistico e monumentale. Le endoterapie hanno ovviamente un costo – che si abbassa se gli interventi sono numerosi – e non si può pensare di praticarle su decine di migliaia di piante, o su ambienti naturali come le pinete litoranee, ma di sicuro sono una soluzione rapida ed efficace da adottare a tutela del verde storico. Nel frattempo la ricerca, sempre che vengano stanziati i fondi necessari, andrà avanti con l’obiettivo di individuare i nemici naturali delle Toumeyelle, insetti predatori e microorganismi, che possano essere immessi nell’ambiente  e che, in un futuro, ci aiutino a controllare questi parassiti in maniera capillare.

Sempre nell’ambito della non facile convivenza tra i pini ed i manufatti umani, ci sono notizie incoraggianti anche sul versante degli apparati radicali. Sono allo studio ed in fase di sperimentazione metodologie di lavoro che permettano di ripristinare marciapiedi e manti stradali sollevati dalle radici dei pini, senza dover abbattere gli alberi, mutilarli o distruggerne le radici con gravi rischi per la stabilità. Con queste nuove tecniche sarà possibile da un lato salvaguardare la sicurezza, il traffico, l’accessibilità di strade e marciapiedi e dall’altro preservare l’indubbia bellezza dei nostri viali alberati.

Il verde urbano non è destinato a sparire, non siamo condannati a vivere in ambienti sterili ed ostili: al contrario, l’alleanza tra la ricerca accademica, la passione dei cittadini, la cura e la buona volontà di tutti e la progettualità degli amministratori può portare ad una città futura ricca di verde, di parchi, di natura.