Pubblico l’intervento che è uscito questa mattina – venerdì 12 novembre 2021 – in prima pagina della Cronaca di Napoli del Mattino. Ho colto l’occasione che mi è stata richiesta di commentare le ceppaie abbandonate sulla collina di Posillipo, per indicare alcune semplici buone regole per il futuro del verde in città.

 

Il marciapiede della collina di Posillipo, con le ceppaie degli alberi avvolte nel nero bitume, stride con il percorso che ci deve condurre a conquistare il goal di un pianeta più verde con azioni concrete, soprattutto da parte delle comunità locali. Ma è anche la cementificazione di una speranza per quanti hanno lottato e si sono spesi per sensibilizzare l’amministrazione pubblica in un cambio di passo.

Le conclusioni del G20 che hanno risolto il tema dei cambiamenti climatici, da oggi e fino al 2030, con la soluzione della messa a dimora in nove anni di mille miliardi di alberi, sono state riportate in un principio di realtà a Glasgow, laddove in occasione della Cop26, più di 100 leader mondiali hanno preso l’impegno più fattibile di arrestare ed invertire la deforestazione entro la stessa data.

Infatti, non sarà solo la messa a dimora indiscriminata di ingenti quantità di nuovo verde a salvare il pianeta, ma una programmazione attenta che dovrà seguire quattro criteri pragmatici: censire il verde esistente per curarlo o sostituirlo; scegliere varietà botaniche idonee alla vita in città sia in tema di acclimatazione e cura (trattamenti, apporti d’acqua, precedenti esperienze fallimentari, ecc.) sia in termini di possibilità per l’albero di espandere il proprio impianto radicale (ad esempio, vegetazione vicina o lontana da interferenze con infrastrutture stradali o sotto servizi); la qualità della vegetazione fornita dai vivai; la ricerca di “non luoghi” da rifunzionalizzare in chiave green.

Inoltre, nessun albero dovrà essere messo a dimora se non sarà stato prima definito chi lo curerà. Altrimenti lo si condannerà a morte, con spreco, tra l’altro, di denaro pubblico. E’ noto che la vegetazione giovane ha bisogno di “cure di avviamento” speciali, almeno nei primi tre anni di vita. Pertanto qualunque percorso di riforestazione e/o rigenerazione urbana con il verde dovrà prima accertarsi della possibilità di garantire un triennio di cure. Ciò riguarda l’Amministratore pubblico ma anche l’adottante civico che dovrà dare prova di aver stipulato un contratto con una primaria azienda di manutenzione del verde o di possedere adeguate competenze e mezzi.

Abbiamo appreso con stupore che il Bando del Poc Campania 2014/2020, per la riqualificazione di numerosi parchi cittadini, ha obbligato le aziende interessate ad incamerare per concorrere, quale forza lavoro, persone non specializzate provenienti dalla “Platea Bros”, ed in gran numero. Inoltre, l’aggiudicazione in base al criterio del massimo ribasso, renderà assai difficile, anche per un imprenditore di buona volontà, poter assicurare la massima qualità delle manutenzioni. Questo approccio al verde pubblico è sbagliato e non permetterà alla nostra città né di poter fruire di aree verdi in buona salute, né di aumentare la disponibilità di verde pro capite per abitante, che ci vede in fondo alla classifica nazionale, né miglioramenti sul clima.

Ci vogliono cambiamenti delle scelte e dei comportamenti per migliori prospettive.

E per ritornare ai pini segati sulla collina di Posillipo, oggi cementati, si sarebbe dovuto procedere in modo diverso: agire contestualmente con gli abbattimenti, l’eliminazione delle ceppaie e la messa a dimora di nuova vegetazione per garantire, non solo l’immediato miglioramento degli apporti ecosistemici, ma soprattutto evitare lo shock visivo ed affettivo per il cittadino con il trauma del repentino cambiamento del paesaggio. Solo dopo procedere al rifacimento dei marciapiedi e della strada.

La città oggi è con il fiato sospeso sul proprio futuro, ma ha scelto i propri amministratori che sono obbligati, tenuto conto delle emergenze climatiche, ad operare nella direzione della qualità, attivando competenze e controllo sul verde con responsabilità. Pensando che ogni verde vale: dal più piccolo al più grande, dal parco storico all’aiuola di quartiere, dal verde esistente al verde desiderato.