Prosegue la Rubrica Di Verde in Verde: Camminare in giardino con empatia, curiosità e lentezza.

di Addolorata Ines Peduto, Presidente GreenCare Caserta

Una conifera gigante e antica: la Sequoia.

La descrizione della Sequoia del giardino del Castello di Miramare

Quando si visita il rigoglioso giardino che circonda il Castello di Miramare di Trieste non si può non notare un albero altissimo dal tronco bruno rossiccio che sovrasta le altre piante: un esemplare monumentale di Sequoia sempervirens. Dopo aver percorso il viale dei lecci, superata la statua dell’Amazzone e la fontana del Mascherone, percorrendo il lungo pergolato, l’ho subito riconosciuta, si ergeva come una colonna verso il cielo azzurro, la Sequoia sempreverde. La sua altezza, il suo portamento ed il rosso bruno della sua corteccia sono unici. La Sequoia sempervirens è una splendida conifera della famiglia delle Cupressaceae.

Ho riconosciuto da lontano quel magnifico esemplare perché ho imparato ad apprezzarne il portamento maestoso all’interno del Giardino Inglese della Reggia di Caserta. Un bellissimo esemplare di Sequoia sempreverde dimora nello spazio antistante la Palazzina Inglese o Casa del Giardiniere, antica dimora abitata dal botanico e vivaista John Andrew Graefer e dalla sua famiglia. Un vero e proprio boschetto di sequoie possiamo trovarlo andando dalla Palazzina Inglese verso il lago con le due isolette al centro. Gli esemplari di questo boschetto svettano altissimi nei pressi del cancello di servizio che comunica con l’abitato del borgo di Puccianiello di Caserta.

Il botanico Nicola Terracciano, direttore del Giardino Inglese dopo il 1860, scrisse in “I legnami di Terra di Lavoro al Concorso Agrario Regionale del 1879 in Caserta” che la Sequoia sempervirens fu introdotta nel Parco Reale di Caserta intorno al 1859 e fu lui a piantarne un esemplare nel 1863.

La sequoia è originaria della fascia costiera americana tra la California e l’Oregon nella cosidetta “fascia delle nebbie”. Preferisce un clima umido e un terreno profondo e tendenzialmente acido. Deve il suo nome al nativo americano Sequoyah (conosciuto anche come George Guess di padre americano e di madre della tribù dei Cherokee)  che tra il 1809 e il 1821 inventò un sillabario per il suo popolo. Esso conteneva 86 grafemi ed è stato il primo sistema di scrittura dei nativi americani ancora in uso che ha contribuito a divulgare la cultura degli indiani d’America. Gli alberi di sequoia sono altissimi potendo superare i 100 metri di altezza e molto longevi con esemplari di più di duemila anni. Esemplari dalle dimensioni straordinarie come l’esemplare denominato Hyperion alto quasi cento sedici metri vivono nel Parco nazionale di Redwood (nome della sequoia in lingua inglese per il suo caratteristico legno rossastro) e nel Parco di Yosemite. Sulle montagne della Sierra Nevada sempre in Nord America vivono le sequoie giganti (Sequoiadendron giganteum) alberi dal tronco dalla conformazione più massiccia con un diametro che può superare i 15 metri e di novanta metri di altezza. Tra le sequoie il genere più antico è quello delle Metasequoia presenti in America settentrionale già nel Mesozoico (tra i 250 e 66 milioni di anni fa) e nel Cenozoico (da 66 a 1,6 milioni di anni fa) dei quali ci sono numerosi resti fossili anche in Eurasia. La corteccia della sequoia dalla consistenza spessa e spugnosa tende con il passare del tempo a fessurarsi profondamente longitudinalmente (come si può vedere in foto). Il legno è aromatico e profumato. Alla base del tronco si generano numerosi polloni che generano nuovi individui.

Se penso al boschetto di Sequoie del Giardino Inglese non posso non immaginarle come le colonne di un antico tempio che puntano verso il cielo nonostante non superino i cinquanta metri di altezza. Le foglie aghiformi sono persistenti e sono di un bel verde scuro superiormente e di un colore bianco grigio quasi argenteo inferiormente. Le foglie disposte sui rametti presentano lunghezze diverse e quelle centrali sono più lunghe di quelle presenti alle estremità. I coni maschili di colore giallastro si formano all’apice dei germogli giovani mentre i coni femminili (galbuli) di forma ovoidale diventano legnosi con scaglie a forma di scudo romboidali che una volta maturi lasciano cadere i semi di circa 1,5 mm di colore marrone chiaro con un’aletta grande come il seme.

Potete scrivere alla redazione di Sabato Non Solo Sport (vincenzo.dinuzzo@libero.it) per ricevere utili consigli su come coltivare le vostre piante. Cercherò di rispondere a tutte le vostre email.