La ripresa delle nostre iniziative in presenza non poteva che essere in un giardino e con un poeta, uno scrittore, un regista che ha da sempre impostato il proprio lavoro sull’importanza di ritrovare, su valori condivisi, il senso di essere una comunità, di sentirsi come appartenenti ad una comunità. Ringraziamo per l’ospitalità il direttore di Palazzo Reale Mario Epifani che dal 2019 dirige questo luogo di valore in forma autonoma, in virtù di una sapiente scelta del Ministro Franceschi, che ha dato a questo luogo, come ad altri, la possibilità di espandere tutto il loro portato culturale in città, vivificandone l’energia positiva.

Vorrei ringraziare tutta la squadra del Premio Greencare perché io non sono sola in questa avventura “alla ricerca del verde perduto”: Federica Palmer (segreteria generale e progetti speciali), Marco Caiazzo (Ufficio stampa), Elisabeth Deleacaes (grafica), Francesco Begonja (fotografo), Francesco D’Agostino (web master), Antonella Pisano (responsabile visite culturali), Andrea Matacena (videomaker). E poi le anime, le paladine del verde, delle Sezioni di Caserta e Penisola Sorrentina: Dolores Peduto, Floriana Marino, Antonella Avancini, Serena Abbondandolo, Vittoria Brancaccio.

E un pensiero di gratitudine a chi crede e sostiene la nostra Associazione dall’anno della sua fondazione. I nostri 63 soci, alcuni li vedo tra voi, e li ringrazio, ed i nostri Mecenati: Ferrarelle, Grimaldi, L’Oro di Capri, Russo di Casandrino, Graded, Mati Sud, Fresystem, Sit & Service. Tutti assieme mettono le ali al nostro impegno.

Il poeta dei paesaggi Franco Arminio porta avanti da anni un lavoro che dal particolare, i paesi dell’Italia interna, quelli spopolati della dorsale appenninica, volge ad un messaggio universale che coinvolge tutto il nostro paese. Si concentra sul rapporto tra noi ed il paesaggio troppo spesso abbandonato, ferito, oltraggiato, abusato, terremotato. Così oggi anche questo giardino è da intendersi come un “particolare” del più grande giardino che è l’Italia, definita da sempre il giardino d’Europa.

“In un giardino non si è mai soli” garantisce l’architetto paesaggista Paolo Pejrone. Quante cose possiamo, infatti, osservare e di quanta bellezza possiamo godere in un giardino: una bellezza che richiede cura e tutela, manutenzione e rispetto, affinché questa opportunità non solo duri ma sia per tutti. E Franco Arminio è in questo solco quando parla, ad esempio, della cura dello sguardo. Esercitando la nostra capacità di guardare, riservando una attenzione speciale al luogo in cui ci troviamo, possiamo immediatamente renderci conto di quanta vita c’è da osservare in un’area verde, così da essere sempre in compagnia e consapevoli di una bellezza che oggi c’è, ma che un domani potrebbe scomparire.

Possiamo sintonizzarci non solo sull’evidenza delle grandi alberature – come qui spicca l’imponenza della magnolia – ma anche con la vita minima, e comunque di grande valore, che è intorno a noi: i fili d’erba, le margherite spontanee, i forasacchi persistenti e pungenti nonostante la potatura del prato.

Possiamo alleggerire la mente concentrandoci nella ricerca di un quadrifoglio. E poi le farfalle, gli operosi merli, qualche insetto insidioso, come api e zanzare. Per non parlare dei profumi. E di tutta la vita sotterranea che possiamo solo immaginare: i bruchi, le talpe, e così via.

Oggi l’autore di “Cedi la strada agli alberi”, “La cura dello sguardo” e del fresco di stampa “Lettera a chi non c’era”, ci sollecita un cambiamento di sguardo, ci invita ad abbandonare una visione egoista ed antropocentrica per allearci da un lato alle bellezze della natura, dei giardini, della flora e della fauna per preservarle, e dall’altro ad impegnarci per sanare tutte le ferite del territorio con una partecipazione attiva alla vita di comunità.

Già guardare con consapevolezza un giardino, rispettandone la forma con la vita che vi si svolge, scendere in strada a difendere un albero che non andrebbe tagliato, attivarsi per recuperare un’area del proprio quartiere vandalizzata, è un modo di stare al mondo oggi necessario: mentre curiamo l’ambiente in cui viviamo, curiamo il nostro presente ed il nostro futuro.

Ci prendiamo cura della nostra dimensione umana.