Per molti anni ho fatto mia la considerazione di Fabrizia Ramondino di guardare Napoli come ad una città balia, più che come una madre. Una bella riflessione contenuta in Taccuino tedesco 1954-2004  (Nottetempo, febbraio 2010).

Poi ho smesso. In età adulta ritengo che ciascuno di noi debba assumersi le proprie responsabilità e, in questo caso, trasformare la gratitudine verso la città che ci ha fatto da madre-balia, e cominciare a vivere di restituzioni nel rapporto con essa.

Il tema della restituzione è legato a doppio filo alla cultura del dono che trova nell’impegno per la collettività la sua massima espressione.

Nel caso del Premio GreenCare, abbiamo scelto il verde, soprattutto il verde pubblico come territorio di restituzione. E come noi, lo hanno scelto in tanti. A giudicare dalla diffusione capillare di buone pratiche di restituzione e di dono che si possono osservare nell’Area Metropolitana di Napoli: i 91 comuni che circondano la città, e che ci rifiutiamo di considerare una corona di spine (Aldo Loris Rossi) ma, riteniamo, debbano diventare un cerchio sempre più virtuoso di pratiche green.

In età adulta si dovrebbe smettere di chiedere e cominciare a dare, ed a donare.

Ai pochi che tagliano alberi, incendiano, deturpano con ferite di ogni tipo (abusi edilizi, sversamenti tossici, ecc.), fanno da contrappunto i tanti che hanno scelto il tema del verde urbano come luogo di impegno, per una riqualificazione anche sociale che passa attraverso la cura di porzioni di città. Ciascuno con le proprie forze: aiuole, giardini, parchi.

L’osservazione della città metropolitana, sotto questo punto di vista, ci dice che il degrado e l’abbandono sono trasversali a qualunque quartiere, da Posillipo a Scampia, come anche le buone pratiche, di attenzione e cura agita, sono diffuse da Pianura a Ponticelli. Ci racconta che la favola green “Dalla parte del vento” è stata apprezzata maggiormente in scuole di quartieri, apparentemente svantaggiati, ma con una grande voglia di riscatto. E che la “provincia”, penso ad Acerra, San Sebastiano al Vesuvio, Afragola, dimostra attenzioni e virtuosismi, sul tema del verde urbano, davvero eccezionali.

E’ a questi cittadini “adulti”, in cui il senso civico è maturo, perché sviluppato è in loro il sentimento della restituzione, che vogliamo legare la nostra iniziativa civica per il verde dell’Area Metropolitana di Napoli.

Riteniamo che nessun territorio può dirsi veramente perduto se vi sono attenzioni e cure e che la città sviluppa innumerevoli “buone pratiche green” che, se messe assieme, hanno effetto moltiplicatore. Questo riguarda i “grandi”, penso a Sylvain Bellenger con il suo impegno per il Real Bosco di Capodimonte, ma anche i “piccoli”, penso all’Associazione Primaurora, nata in terra vesuviana a difesa della  flora e della fauna sulle pendici del Vesuvio, che caparbiamente pianta pini, dopo gli incendi dell’estate scorsa.

E mentre, assieme a tanti, sosterremo il lavoro dei “grandi” per dotare il Real Bosco di Capodimonte di un campetto di calcio, in materiale di nuova generazione, per donarlo all’uso gratuito dei ragazzi del quartiere, a ridosso della Sanità, ci stiamo preoccupando, con la terza edizione del Premio GreenCare, di scegliere anche le buone pratiche dei “piccoli”, da sostenere con contributi in denaro per dare linfa ai meritevoli curatori del verde urbano.

E’ un’avventura avventurosa nel verde, ma soprattutto tra la varia umanità che dona.

Alla scoperta della bellezza di quanti, ispirati dalla gratitudine, donano il proprio tempo, le proprie energie, le proprie risorse alla Città che gli ha fatto da madre e da balia.