Il verde come infrastruttura sociale, prima ancora che ecologica. E’ questa l’interpretazione di Napoli che chiediamo al prossimo Sindaco, ed a tutta la Giunta che si andrà a costituire, perché le aree verdi sono oggi i luoghi in cui sarà necessario agire, ed in fretta, per chiudere le ferite di una città desertificata in tutti i suoi quartieri e mancante per questo di opportunità sociali. L’esperienza sul campo con i nostri volontari, uniti alle forze sane e vive, operanti in maniera volontaristica in favore dei beni comuni green, ci ha condotto alla scoperta dei tanti verdi di Napoli: diversi per tipologia – aiuole, parchi, giardini di quartiere, parchi e giardini storici, giardini delle scuole, chiostri, riserve naturali, boschi – e diversi per funzioni – sportive, ricreative, culturali -. La maggior parte di questi verdi sono oggi luoghi irriconoscibili ed incapaci, per lo stato di degrado in cui vertono, di poter svolgere a pieno quelle funzioni per cui furono pensati e realizzati. Ma sono anche luoghi di memoria per i personaggi, degni di essere ricordati, cui sono dedicati busti e statue, presenti in tante aiuole, allo scopo di rafforzare un idem sentire, vivificando l’appartenenza degli abitanti alla città, attraverso la condivisione delle comuni radici che affondano nella grande civiltà napoletana fino ai nostri giorni.

Non mi soffermo su un’area verde in particolare, volutamente. Non farò esempi.

Chiedo che la città venga ripensata in chiave green nella sua interezza e che il verde ripaghi con più attenzione proprio quelle zone in cui c’è bisogno di ristorare comunità abbandonate da troppi anni. Invoco un nuovo rinascimento che faccia del verde dei parchi e dei giardini la pietra angolare: un’opportunità per ricostruire un più appassionato senso civico che parta dal basso, dal verde più prossimo alla propria abitazione, laddove l’Amministratore pubblico, più attento al bene comune con le azioni, e non solo con le enunciazioni, riprenda a far sentire amato il cittadino attraverso la cura continuativa dei luoghi della democrazia per eccellenza: le aree verdi ad alto tasso di inclusione in quanto ad accesso gratuito e democratico.

Gruppi di cittadini, le cui quote di responsabilità nei confronti dei beni comuni green, dovranno anche essere amplificate favorendo la nascita di strumenti virtuosi di partecipazione attiva alla vita di comunità. Strumenti che rendano possibili le collaborazioni pubblico-civiche con procedure chiare e snelle sulle quali poi esercitare il controllo con la massima diligenza.

Partecipazione che andrà favorita a tutti i livelli con il coinvolgimento della platea scolastica, di ogni ordine e grado, sensibilizzata alla conoscenza ed alla cura del verde di prossimità, prendendo ad esempio la felice esperienza, ancora attiva, della “Scuola adotta un monumento” della meritevole Fondazione Napoli Novantanove, e reinterpretandola varando il programma la “Scuola adotta un giardino”.

La nostra recente delusione per il mancato recepimento, da parte del Comune di Napoli, del dono del GreenCare di un Piano di manutenzione e cura del verde storico della Villa Comunale, non deve far desistere i volenterosi ad impegnarsi nella cura della città ma anzi deve rafforzare il convincimento che i cittadini saranno chiamati sempre di più, in ragione dell’esiguità di risorse pubbliche, a fare la propria parte in soccorso dei beni comuni. Tant’è vero che i fondi destinati oggi al recupero dei giardini napoletani, da parte di Città Metropolitana e Regione Campania, sono insufficienti a coprire i fabbisogni di una grande metropoli qual è Napoli, che ha tanto da recuperare sul tema, essendo il fanalino di coda delle città italiane che investono meno nella cura ed implementazione del verde urbano, e con il primato in Italia di essere la città con il più basso rapporto in tema di disponibilità di verde urbano per abitante.

Inoltre, la densità di popolazione di alcuni quartieri potrà essere calmierata rendendo disponibili nuovi verdi, ricercando ed affrontando quei “non luoghi” che potrebbero essere connessi alla fruizione attraverso l’introduzione di nuovo verde.

Infine, sarà auspicabile portare vita di qualità nei giardini: creando occasioni per la pratica sportiva, implementando ad esempio la presenza dei canestri da basket; realizzando occasioni culturali, disseminando nei parchi e giardini di tutte le Municipalità la felice esperienza del Campania Teatro Festival; invitando le istituzioni culturali – Università, Archivio di Stato, Stazione Zoologica Anton Dohrn, Conservatorio San Pietro a Majella – ad aprirsi alla città nel segno del verde, rendendo sempre più accessibili i propri chiostri e cortili a verde, e svolgendo le proprie attività, quelle contemplate dalla “terza missione”, nel verde di prossimità.

Il futuro di Napoli riguarderà la responsabilità di tutti e sarà nel verde, o non sarà.

 

Benedetta de Falco

Volontaria, fondatore e presidente Associazione Premio GreenCare Aps