Pubblichiamo la traccia che Benedetta de Falco ha utilizzato per guidare i 70 visitatori che per Innamòrati di Napoli con gli Innamoràti di Napoli domenica 17 febbraio 2019, hanno scelto il Real Bosco di Capodimonte.

Con lei il professore di Biologia vegetale perso l’Università del Sannio Carmine Guarino e la storica dell’arte Antonella Pisano Leone dell’Associazione Guide Turistiche Campane, partner della manifestazione, giunta alla quarta edizione.

Ci teniamo a sottolineare che de Falco, Guarino e Leone hanno donato il loro tempo libero, le loro competenze, la loro passione civica al servizio dell’iniziativa organizzata dal Comune di Napoli (Assessorato alla Cultura), condividendone lo spirito di promozione della bellezza del nostro patrimonio storico, artistico, botanico, paesaggistico ed ambientale.

Capodimonte ForeverGreen

di Benedetta de Falco

 

Dall’ammirazione per la direzione di Sylvain Bellenger nasce il mio innamoramento per il Real Bosco di Capodimonte.

Siamo nel 2015: la Riforma Franceschini unisce sotto un’unica direzione il Museo di Capodimonte ed il Real Bosco: 134 ettari di verde con oltre 400 specie di vegetali, messe a dimora nell’arco di due secoli, 3 milioni e mezzo di visitatori l’anno, vengono posti sotto la stessa direzione dei 15mila metri quadrati di edificio con 47mila opere d’arte.

L’Associazione Premio GreenCare nasce a ridosso di questo cambiamento (2016): ammirata dal volontariato urbano, in favore dei beni collettivi green, ricerca con attenzione una figura esemplare cui volgere lo sguardo per generare il moltiplicarsi di buone pratiche.

Sylvain Bellenger dal 2015 è a Capodimonte, chiamato nel ruolo di direttore, e comincia ad innescare il cambiamento nella gestione, soprattutto del parco, che è la vera novità del suo mandato.

Il Premio Speciale GreenCare 2017 gli viene attribuito da una Giuria unanime ed entusiasta.

Cos’è piaciuto alla Giuria?: un parco ad ingresso gratuito viene identificato quale elemento strategico per riaffermare e farne rivivere il suo valore sociale nel rapporto con la città.

Per raccontarvi questo cambiamento partiamo dalla mappa del sito. Siamo a Porta Grande. Sulla mappa sono indicati 17 edifici ai quali si è dato, sempre nella gestione Bellenger, un’importante destinazione d’uso, in raccordo con istituzioni, anche internazionali, e temi strategici per valorizzare il sito. Visioni di ampio respiro che tengono assieme tradizione ed innovazione, passato e futuro: dalla musica popolare con la donazione dell’archivio di Roberto De Simone (Casina dei Principi) all’innovazione con la palestra per persone con disabilità (Fagianeria), dal Centro di storia dell’arte e dell’architettura delle città portuali, in raccordo con l’Università di Dallas (Capraia), alla Scuola professionale per giardinieri (Eremo dei Cappuccini) da impiegare poi in tutta Europa. Senza tradire la vocazione agricola e produttiva del luogo, rappresentata dal Giardino Torre con il ristorante a chilometro “vero” e la produzione di mandarini che continua ininterrotta da 200 anni.

Bellenger nei primi mesi del suo mandato restituisce, con una semplice attività di potatura, il rapporto tra il reale sito ed il mare: il panorama era completamente ostruito. Così oggi dal Belvedere possiamo guardare lontano, fino a Capri ed alla Punta Campanella, ma anche salutare Castel Sant’Elmo e la Certosa di San Martino, sorvolando sulla bella cupola della Basilica dell’Incoronata. Riconnettere Capodimonte alla città ed al mare è una mossa vincente perché segna il passaggio all’apertura, all’accessibilità ed all’inclusività.

L’area a verde del Belvedere, nata come giardino paesaggistico con i Borbone, un paesaggio inserito davvero nel paesaggio, viene trasformata da Umberto I di Savoia con l’introduzione delle palme ed il trasferimento di una fontana, dalla zona della frutteria/Giardino Torre, per dare maggiore enfasi al luogo. La Fontana è oggi oggetto di un restauro, sostenuto da Ferrarelle Spa.

In cammino verso la Porta di Mezzo possiamo accarezzare con lo sguardo le grandi praterie che circondano il palazzo: sono in perfetto ordine. Questo perché Bellenger, sin dall’inizio, ha condiviso con i visitatori le diverse fasi della trasformazione del parco per generare luoghi idonei e dedicati a molteplici attività: culturali, sportive, ricreative. Su tutto è stata enfatizzata la conoscenza del valore del sito: un giardino storico con una riserva di biodiversità, ma anche un patrimonio ambientale di dimensioni determinanti per il futuro della città. Dimensione straordinaria che è possibile apprezzare solo in una carta della città di Napoli, oppure in una visione aerea del sito.

Le nuove regole del parco hanno previsto la creazione di un’area per giocare a calcio (in tarda primavera sarà anche consegnato il primo campetto in erba riciclabile), un campo da cricket, uno di basket, un’area pic nic, ed un’altra per lo sgambamento dei cani. Anche le attività di manutenzione sono spiegate ai visitatori con cartelli dedicati, affinchè la cura sia partecipata e faccia nascere il rispetto per chi vi lavora e per i luoghi. Le panchine vengono date in adozione, così come i beverini per i cani. Parole d’ordine: partecipazione, affezione, rispetto. Far diventare Capodimonte un luogo del cuore dei napoletani.

Tra gli interventi recenti più interessanti: la restituzione del verde nel suo assetto originario del viale che, all’altezza della Porta di Mezzo, introduce al giardino tardo-barocco, dove, avvalendosi di foto di archivio, sono state messe nuovamente a dimora due grandi palme ed imponenti camelie. Anche qui è entrato in scena un mecenate: Antony Morato. Addentrandoci nel Bosco, scegliendo uno dei cinque viali che partono dall’emiciclo, giungiamo alla Cappella San Gennaro, realizzata dai Borbone per i dipendenti, ed in prossimità del Cellaio, un tempo adibito al ricovero degli attrezzi, è l’Istituto Caselli dove ebbe inizio la prestigiosa e gloriosa storia della Real Fabbrica di Capodimonte. Ancora attivo e dinamico, attende trepidante l’arrivo dell’architetto Santiago Calatrava che ha promesso di cuocere, nei suoi forni, alcuni suoi pezzi unici per una mostra che sarà ospitata nel Cellaio (2019).

Tutt’intorno si stendono prati in ordine con gruppi di magnolie ed altra vegetazione che delimita immense aiuole che brulicano di famiglie con bambini e persone che si godono la giornata di sole.

Capodimonte ForeverGreen è un augurio ma è anche già una realtà luminosa.